Small is better:
piccoli, per grandi Imprese

21 Ottobre 2021

CrescitaGrowPMISviluppo organizzativo

I Soggetti economici che acquistano, Business, Government o Consumer, considerano spesso come assodata l’equivalenza Grande=Migliore, nella certezza che rivolgersi a partner di grosse dimensioni garantisca necessariamente la migliore qualità delle scelte; la filosofia di crescita "Small is Better" permette alla PMI di diventare "diversamente grande", riqualificando così tale convinzione.

« Al giorno d'oggi soffriamo di un'idolatria quasi universale per il gigantismo. Perciò è necessario insistere sulle virtù della piccola dimensione, almeno dovunque essa sia applicabile. » (E. F. Schumacher)

L'Artigianato Industriale

"Small is Better".

Anche se la storia di questa affermazione parte da lontano, parliamo di un concetto che nel tempo si è molto evoluto e che possiamo tuttora considerare attualissimo perché letto nella giusta prospettiva interessa e coinvolge nel profondo le migliaia di Aziende che costituiscono la solida trama del profilo imprenditoriale italiano: la Piccola e Media Impresa.

Small is better, acquista però una specifica dimensione positiva solo a condizione che la PMI sappia valorizzare ed esaltare il patrimonio di cura e attenzione che caratterizza l'operato di ogni artigiano evoluto, affiancandolo ad un approccio industriale "leggero" , potremmo dire semplificato, che aggiunga struttura e metodo al modello organizzativo.

Parallelamente a ciò, è necessario attuare all'interno una sorta di "rivoluzione culturale" che, supportata da un sistema valoriale forte e da una accorta politica di gestione delle variabili in gioco, rimuova con delicata fermezza eventuali sensi di inferiorità residui e conferisca a ogni Collaboratrice e Collaboratore, energia e dignità per sentirsi grande.

"Siamo grandi, quindi bravi"

Qualche anno fa, stavo svolgendo un'indagine di clima organizzativo in una Municipalità del nord Italia e mi trovai a confrontarmi a cena con un consulente incaricato da un'altra società in un progetto parallelo.

Persona giovane, ma brillante e preparata, molto committed con la propria "Company",  di cui enfatizzava la dimensione, ("Abbiamo sedi in tutto il mondo"), apprezzava la coesione interna ("Siamo una grande famiglia"), sottolineava l'esperienza ("Abbiamo fatto progetti a Londra, Helsinki,  Barcellona..."), decantava il modello industriale ("I nostri progetti sono tutti replicabili a costi per noi molto contenuti").

Concludendo l'argomento di conversazione, orgogliosamente mi confidò: "In realtà questo è un piccolo lavoro, mutuato dalla costola di un progetto più importante svolto tempo fa a Vienna". La municipalità non era grandissima, ma in quel momento mi domandai se quello fosse veramente il modo migliore di trattare 100.000 abitanti che ne facevano parte.

I vantaggi del "Piccolo"

Alcuni anni dopo mi ritrovai a svolgere un progetto sul Modello delle Competenze per una Multinazionale; ricordo che al primo incontro con l'allora CEO della subsidiary italiana, mi colpì vedere che nel loro palazzo in centro a Milano aveva sede la medesima "Company".

Il mio interlocutore, persona amabile e raffinata, dopo aver risposto alle mie domande e ascoltato con interesse la mia ipotesi di lavoro, mi chiese a bruciapelo: "Mi scusi dottor Bergamo, perché dovremmo affidare un incarico così importante ad una piccola società come la sua?".

Ricordo che in rapida sequenza gli dissi: "Posso capire la sua perplessità, ma... quanto vale per lei la possibilità di tarare il progetto in progress? Quanto conta l'attenzione al dettaglio? Quanto è importante il fatto che curerò personalmente il progetto?" e dopo una breve pausa affermai con un velo di ironia: "Siamo grandi nel modo di lavorare, ma se vuole che il suo progetto sia trattato industrialmente da una grossa società non deve fare tanta strada, ce n'è una proprio qui nel vostro palazzo."

Era una persona di spirito e per me fu motivo d'orgoglio uscire da quell'incontro con in borsa un importante incarico di consulenza firmato.

Diventare grandi o diventare grossi?

Vincenzo Boccia, Past President di Confindustria, nel suo discorso di insediamento di qualche anno, fa ha ribadito un concetto apparentemente contraddittorio con la mia tesi: “Piccolo non è bello”; le dimensioni ridotte secondo il presidente di Confindustria, sono accettabili solo nella fase di “start up” ed è necessario rincorrere il modello di crescita e sviluppo delle grandi imprese. In altre parole “crescere deve diventare la nostra ossessione“ e "si nasce piccoli e poi si diventa grandi".

Ovviamente ragionando in termini di Small is better, non sono contrario alla crescita; non posso però non rilevare quando sono in consulenza che talvolta le Aziende, stimolate dai mercati in cui operano o dalle loro legittime aspirazioni di sviluppo, pensano di essere diventate più grandi solo perché hanno aumentato le sedi o triplicato il numero di Collaboratori.

Scoprono poi in corso d'opera che l'accresciuta dimensione ha in realtà solamente appesantito la struttura,  complicato la filiera decisionale, allontanato i mercati di riferimento, ridotto i margini di profitto.

La ragione? La crescita è stata innestata sul modello organizzativo preesistente che nella sostanza è rimasto lo stesso: in altre parole non sono diventate più Grandi, solo più Grosse!

"Non voglio crescere, sto bene così"

A volte però mi capita di rilevare esattamente il contrario: molte PMI giustificano la staticità della loro Organizzazione con un atteggiamento che gli psicologi chiamano "riduzione della dissonanza cognitiva".

Il fenomeno nella testa dell'Imprenditore funziona più o meno così:

  1. vedo i miei Competitor crescere e questo un po' mi irrita;
  2. ragiono su come potrei crescere anch'io, ma mi confronto con i miei limiti (la storia aziendale, la paura del rischio, i vincoli organizzativi) e scopro che fatico o non riesco a superarli;
  3. mi è difficile ammetterlo e affermo per ridurre il fastidio che provo "Ma noi non vogliamo crescere, stiamo bene così come siamo!".

Questo è probabilmente il vincolo più grosso al pensiero di Vincenzo Boccia, perché impatta su ragioni profonde che devono essere affrontate e risolte con il sostegno di una consulenza, onde evitare che tale immobilismo autolegittimato mini alla radice l'Azienda, compromettendone irrimediabilmente l'efficienza e la solidità e quindi il suo futuro.

Piccoli, per grandi Imprese

L'impresa attenta che ha desiderio e motivazioni per diventare grande sa che invece deve predisporre un percorso serio di crescita aggiungendo ai nuovi processi  che la renderanno più efficiente e competitiva le preziose competenze "artigianali" conquistate negli anni  (la flessibilità, il coinvolgimento, la cura del dettaglio, il rapporto intimo e personalizzato col Cliente).

Sa che anche le persone dovranno crescere, oltre che nella loro capacità di accogliere positivamente nuove mansioni sempre più precise e affidabili, nell'atteggiamento di autorevole attenzione e rispetto verso chiunque si relazioni con l'Azienda, i Clienti in primis, ma anche i Collaboratori e i Competitors, trasferendo con i comportamenti che ne derivano una grandezza interiore che trascenda la dimensione fisica dell'Organizzazione, qualunque essa sia.

La filosofia "Small is better"

Small il better dunque non significa per l'Impresa rimanere piccola, ma crescere in modo consapevole ed equilibrato, garantendo al proprio Cliente, qualunque essa sia, l'affidabilità e la completezza dei migliori modelli organizzativi, senza snaturare però la parte più autentica e genuina che risiede nella cultura artigianale del dettaglio di qualità da cui proviene.

Small il better, significa anche possedere le competenze necessarie per porsi in una nuova luce e far superare ai Soggetti economici  (Business, Government, ma anche Consumer) il pregiudizio positivo di qualità che attribuiscono alle Aziende di grosse dimensioni, ponendosi senza complessi o indecisioni su un piano paritetico con esse.

Luigi Bergamo, Founder, Managing Director, Senior Consultant Adforma ideas & people

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